venerdì 4 luglio 2014

Adolescenti, il rapporto con il sociale in ogni fase dello sviluppo. Superamento del concetto freudiano di zona libidica

CASERTA - Sviluppo sociale dell’individuo: dipendenza versus indipendenza. La dimensione sociale è un fatto connaturale al vivere umano. Nel sociale la soggettività incontra le regole che normalizzano il suo esistere e, le stesse regole, sotto la stimolo della creatività individuale, sono in qualche modo obbligate a modificarsi e trovare livelli più elevati di realizzazione per accogliere le esigenze individuali. Lo sviluppo sociale può essere definito come un processo di costruzione di legami con l’ambiente umano che permette la scoperta e il rafforzamento della propria individualità. Questo processo inizia all’interno della famiglia, ma sarà successivamente arricchito ed influenzato anche dalla scuola, dal gruppo dei coetanei ecc.
La Teoria dell’apprendimento sociale fa capo all’indirizzo skinneriano e spiega la motivazione sociale, lo sviluppo del comportamento dipendente e la formazione del legame di attaccamento in base al principio del rinforzo secondario. Il neonato associa i rinforzi primari, cibo e bevande, alla presenza della madre che diventa così un rinforzo secondario, e acquista così, a sua volta, valore di ricompensa. In particolare si è deciso di seguire una pista evolutiva alla luce della teoria elaborata da Sears in quanto, tale teoria è ricca d’implicazioni utili per un’educazione nell’ambiente familiare e generalizzabili ad altre situazioni educative Nel processo di sviluppo della socializzazione, questo autore, individua tre fasi:
1)Apprendimento elementare (bisogni innati): la fase dei primi atti del comportamento (0-18 mesi) si basa sulla ricerca di soddisfazione dei bisogni fondamentali di tipo primario, nell’ambiente familiare. L’importanza della ricompensa provata nella soddisfazione dei bisogni agisce da impulso per ricercare altre risposte più adatte, imponendo un nuovo modo di rispondere in base alla sua percezione delle richieste fattegli dall’ambiente. Inizia in tal modo il processo di socializzazione. Sears, per la sua formazione psicanalitica, attribuisce molta importanza ai rapporti diadici madre-bambino e mette l’accento sul concetto di dipendenza che ne deriva. Nelle tappe successive l’esperienza di dipendenza lo porterà a cercare l’indipendenza poiché la sicurezza di sentirsi protetti gli permette di “camminare da soli”.
2) Apprendimento familiare (sistemi motivazionali secondari): questa fase comprende una fascia di età che va da 1,5 a cinque anni di età. Nei primi anni i bisogni primari costituiscono ancora i sistemi motivazionali fondamentali; successivamente l’ambiente sociale fa nascere, con il rinforzo e la ricompensa, i bisogni sociali che sono la base di un vero processo di socializzazione. Sears vede nell’apprendimento della pulizia (rispondere come gli altri si aspettano) un’esperienza importante per la socializzazione perché “essere puliti” diventa un valore sociale sempre più presente che rappresenta un nuovo sistema motivazionale. D’altra parte inizia una prima richiesta d’indipendenza da parte dei genitori dovuta, ad esempio, alla nascita di un nuovo figlio. Un secondo aspetto importante per la socializzazione è costituito dal comportamento adeguato alle richieste sociali assegnate ai sessi. Diventa, allora, importante il processo d’identificazione sia di tipo analitico (per ottenere o non perdere l’affetto) sia difensivo (interiorizzazione delle qualità punitive del modello per evitare sensazioni sgradevoli nel rapporto con esso).
3) Apprendimento extra familiare (sistemi motivazionali secondari): questa fase comincia con il periodo scolare, aumenta quindi il numero di modelli da imitare, da cui dipendere e da interiorizzare, ciò fa arricchire il processo di socializzazione. La presenza di compagni sviluppa il bisogno di competizione che diviene importante insieme alla dipendenza. Le esperienze del passato condizionano il comportamento e la socializzazione di questa fase, particolarmente per quanto riguarda la collaborazione con gli altri, l’ambiente scolastico favorisce il bisogno d’indipendenza aiutando il bambino anche a prendere coscienza dei suoi limiti reali. Da un punto di vista della tipificazione sessuale si tratta di un momento molto particolare perché da una parte inizia l’identificazione, normale, con il sesso opposto e, dall’altra, quella con il proprio sesso (normale l’ambivalenza fino ai dieci anni). Con questa fase si pongono le basi della futura personalità. I comportamenti appresi e i sistemi motivazionali sviluppati hanno un grande influsso nei successivi stadi di sviluppo e nella maturità. Erikson avanza uno schema evolutivo che elimina il concetto freudiano di zona libidica sostituendolo, integrandolo con quello di “modo”, a sottolineare l’importanza del rapporto con il sociale in ogni fase dello sviluppo. Inoltre fa corrispondere a ogni fase dello sviluppo una crisi psicosociale il cui superamento è fortemente condizionato dal contesto socioculturale in cui avviene. Le prime quattro fasi vanno dall’infanzia alla fanciullezza, la 5 adolescenza e le ultime 3 l’età adulta fino alla vecchiaia. Queste fasi non seguono uno schema periodico fisso poiché ogni soggetto ha i suoi ritmi evolutivi e, altra cosa importante, le fasi non vengono mai abbandonate ma si integrano poco a poco in un “insieme funzionante”.
1) Fiducia vs. sfiducia. Nella prima fase il bambino non possiede un’attrezzatura istintiva che gli consenta un’autonomia di adattamento ambientale: egli si trova in una posizione di assoluta dipendenza per cui gli schemi istintivi che mette in opera sono quelli di tipo incorporativo (richiesta di nutrimento, affetto, protezione). Nel primo anno di vita ciò si realizza attraverso il modo di comportamento orale. Questo piacere del prendere esprime un bisogno d’amore che, se soddisfatto da una madre capace di dare, fa sentire al bambino che gli altri sono buoni e solleciti, compie così la sua prima grande esperienza sociale con esito positivo e acquista “fiducia”. Se il rapporto madre-bambino non è soddisfacente, il bambino non svilupperà tale fiducia e il suo comportamento apparirà animato da un eterno e impellente bisogno di avere e possedere. In questi casi, infatti, non vi è possibilità di rimandare la soddisfazione: ogni ritardo nel prendere o nell’avere è, infatti, vissuto come perdita definitiva (sfiducia). Fiducia e sfiducia devono essere modulate dalla speranza. L’equilibrio tra le tre porta il bambino a imparare a tollerare le frustrazioni e le delusioni e ad acquisire una disposizione interna a ridefinire continuamente i propri progetti e a proiettarsi nel futuro.
2) Autonomia vs. dubbio e vergogna. La seconda fase, ritentiva-eliminativa, vede il bambino apprendere a regolarsi nel trattenere ed eliminare. L’andamento di tale regolarizzazione è sintomatico della natura delle relazioni interpersonali che il bambino sta instaurando con la madre: questo è in pratica il primo atto di responsabilità sociale a cui il bambino è chiamato, poiché da un lato egli deve comportarsi in un certo modo e dall’altro impara che dipende da lui ritenere o eliminare. In questa fase sorge così l’esperienza dell’autonomia, emerge la volontà. L’ambiente deve quindi far apprendere al bambino nuove norme consentendogli però la possibilità di esprimere comportamenti opposti; se questo non si realizza, si gettano i presupposti per la formazione, nel piccolo, di sentimenti di dubbio e di vergogna: dubbio e timore di non sapersi controllare, vergogna di essere percepiti come inadeguati.
3) Iniziativa vs. senso di colpa. La fase di sviluppo seguente si configura come una situazione triangolare: dal 3° al 4° anno di vita del bambino entra a fare parte della vita emotiva del bambino il padre e quindi comincia a porsi il problema relativo alla percezione della differenza tra i sessi. Il bambino entra in quello che Freud chiama il complesso edipico dal quale uscirà attraverso un processo psichico chiamato identificazione: il bambino rinuncia alla sua pretesa egocentrica di avere il genitore dello stesso sesso tutto per sé, interiorizzando l’immagine del genitore del suo sesso. L’importanza di una soluzione adeguata è evidente: il bambino, facendo sua mediante identificazione, l’immagine dei genitori -interiorizzandoli- diventa capace di realizzare comportamenti di cui egli stesso sarà guida. Anche in questa fase l’ambiente può favorire o nel favorire o contrastare la spontaneità e la curiosità del bambino favorendo così “l’iniziativa” o il “senso di colpa”.
4) Industriosità vs. senso di inferiorità. A questo punto con fiducia, autonomia e iniziativa il bambino è pronto per iniziare il ciclo scolastico. Dai cinque agli undici anni il bambino sarà in quella fase detta latenza. Per Erikson è il grande momento della socializzazione: è il momento di verifica di come si sono state risolte le “crisi” dei precedenti periodi. Il bambino ora è in grado di stare con gli altri senza dipendere totalmente, sa competere non aggressivamente, sa lavorare ed imparare. L’attitudine di base ora è l’industriosità, il suo opposto è l’inferiorità che rende il fanciullo incapace di operare come gli altri, tendente all’isolamento e alla dipendenza parentale. L’evolversi della personalità del bambino in un senso o nell’altro dipende quindi dal realizzarsi di una stretta e armonica integrazione fra il soggetto e il suo ambiente.
5) Identità vs. dispersione. Alla fase di latenza segue quella della pubertà e l’adolescenza. Il compito di questa fase diventa la conquista di un’identità, il senso del valere per sé e per gli altri. Erikson dà un peso molto forte alla struttura sociale intorno all’adolescente per la riuscita o meno del formarsi dell’identità personale. Se la sintesi in “qualcosa di unico e stabile” non si compie, i conflitti dell’età infantile, che non sono stati superati, riemergono con un vissuto particolare, tipico di questa età. Assistiamo cioè alla “dispersione dei ruoli”: un’oscillazione in vari tentativi d’inserimento infruttuosi, per cui il soggetto non ha il senso della propria continuità, ma vive in uno stato di ambiguità e incertezza che può portarlo all’estraniazione dalla società, all’intolleranza verso gli altri, alla ribellione. In questa fase s’integra il senso di fedeltà ai propri valori e alle proprie ideologie.
6) Intimità vs. isolamento. Corrisponde all’inizio dell’età adulta. La ricerca di relazione e di amore acquista una nuova maturità. Infatti, non si tratta più di un bisogno indifferenziato che ha lo scopo di consolidare la propria identità, ma è la scelta di legare la propria individualità a quella di un altro essere umano. Tipica di questa fase è la tendenza affiliativa, ossia la compartecipazione nel lavoro, nell’amicizia e nell’amore, il cui risvolto negativo è la creazione di gruppo esclusivi che esprimono un forma di narcisismo comunitario.
7) Generatività vs. stagnazione. Corrisponde alla media età adulta. Caratteristica predominante in questa fase è la capacità riproduttiva e creativa nel campo del lavoro, dell’impegno sociale, delle idee, della famiglia (anche attraverso la nascita dei figli). Quando la possibilità di generare non si esprime in uno di questi modi sopravviene un senso di vuoto e d’impoverimento.
8) Integrità dell’Io vs. disperazione. Corrisponde alla fase della vecchiaia. Gli anziani cercano di dare un senso alla propria esistenza, e la crisi riguarda il fatto che o riescono a vedere la vita come un tutto dotato di significato o si disperano per le mete mai raggiunte e per le domande rimaste senza risposta.

di Fabiana Maddaloni

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