venerdì 24 gennaio 2014

Il sesso inquinato del giudice Donato Ceglie, accusato di violenza nei confronti di una donna dalla procura della Repubblica di Roma

ROMA — Rinvio a giudizio dalla procura della Repubblica di Roma per il pm simbolo della lotta all'ecomafia Donato Ceglie. L'accusa è pesante: il giudice avrebbe chiesto sesso (e fatto) alla moglie di un imprenditore che aveva contribuito a fare arrestare. Rapporti avuti con la donna sia nei suoi uffici della procura di Santa Maria Capua Vetere sia a Napoli. La richiesta di rinvio a giudizio è della pm Barbara Sargenti della procura della Repubblica di Roma. Le accuse sono di concussione e violenza sessuale. Gli incontri sessuali del magistrato sarebbero continuati per molti mesi, anche lontano dal Casertano.
La storia gira intorno ai rifiuti. Sargenti sostiene che "Ceglie si adoperi per trovare un lavoro alla donna. Prima ordina il dissequestro di un impianto di smaltimento, poi lo affida in gestione alla Compost Campania a cui nel 2011 rilascia indebitamente il nulla osta per riassumere la signora. La donna, infatti, era stata licenziata dal curatore fallimentare perché la Compost non poteva per contratto impiegare persone collegabili alla So.Rie.Co. Poi Ceglie decide di denunciare la signora , sostenendo di averla incontrata solo per motivi istituzionali. Dai pm della Capitale il giudice non è stato creduto, indagato, quindi, anche per calunnia.

Redazione de La Tribuna Online

Nessun commento:

Posta un commento