mercoledì 21 maggio 2014

Stress esperienza universale. Viaggio nell'organismo umano con la psicologa Fabiana Maddaloni

CASERTA - Lo stress è una esperienza umana universale. A provocarlo possono essere accadimenti spiacevoli di vario tipo, accomunati dal fatto di richiedere un qualche tipo di adattamento. Nel linguaggio comune assume il senso di tensione, ansia, preoccupazione, senso di malessere diffuso associato a conseguenze negative per l'organismo e per lo stato emotivo e mentale dell'individuo.

Esso è considerato una reazione funzionale al mantenimento dello stato di equilibrio organismo-ambiente, reazione che si mobilita quando l’organismo si trova a fronteggiare particolari condizioni o eventi esterni che implicano richieste di tipo, qualità, intensità o durata diverse dal solito.
Il termine, in senso improprio ha finito per indicare una reazione che si stabilisce in presenza di uno squilibrio tra le richieste delle condizioni ambientali da una parte e le capacità e le risorse dell’organismo a farvi fronte dall’altra. Infatti, quando la reazione è sollecitata troppo a lungo o troppo intensamente, le capacità di adattamento finiscono con l’essere sopraffatte, nel senso che le energie sembrano esaurite, le strategie di comportamento risultano inadeguate e il soggetto avverte una condizione di sgradevole tensione che difficilmente viene alleviata dal riposo. 
Il termine, su un piano più strettamente psicologico, esprime un fenomeno pervasivo della condizione umana che insorge quando l’equilibrio adattivo tra l’ambiente fisico e psicosociale e l’uomo va in crisi a sfavore di quest’ultimo, dando origine a fenomeni psicofisiologici e comportamentali di stretta rilevanza per la salute, il benessere psicoemotivo e il livello prestazionale individuale e collettivo.
Tipi di stress
1. Sovrastress (iperstress): tensione che supera, per eccesso, la soglia ottimale del soggetto, in funzione dell’emissione di una risposta adeguata secondo le risorse personali
2. Sottostress (ipostress): tensione sotto la soglia ottimale
3. Stress positivo (eustress): tensione adeguata alla percezione delle proprie risorse, e che favoriscono, nel soggetto una risposta proattiva ed efficace in funzione del raggiungimento degli obiettivi
4. Stress negativo (distress): tensione inadeguata, per eccesso o per difetto, alla percezione delle proprie risorse, e che ostacola, nel soggetto, una risposta proattiva ed efficace in funzione del raggiungimento degli obiettivi.
Quando si parla di stress è inevitabile il riferimento al lavoro di Hans Selye, che più di ogni altro ha contribuito alla sua chiarificazione, fornendone una definizione ormai unanimemente accettata. L’autore definisce  lo stress come stimolo nocivo, sottolineando come esperienze dannose (iniezioni di varie sostanze, scosse elettriche, stimoli dolorosi) potessero essere determinanti nell’insorgenza di disturbi somatici o di vere e proprie malattie. Successivamente, però, modificò questa prima formulazione del concetto, affermando che non solo gli eventi dolorosi o gli agenti nocivi erano in grado di produrre stati patologici o morbosi, ma anche fattori positivi di tipo emozionale (stati di felicità particolarmente intensi, gioia, eccitazione). L’attenzione restava comunque sempre sullo stimolo. 
Soltanto a partire dal 1950, Selye cominciò ad usare il termine stress come risposta e precisamente come risposta fisiologica e/o psicologica specifica dell’organismo ad ogni richiesta proveniente dall’ambiente.
Tale cambio di prospettiva lo portò ad operare una distinzione tra stimolo e risposta. Quest’ultima, comprendente tutte le alterazioni fisiche che possono insorgere nell’organismo aggredito dagli stimoli, fu chiamata  “Sindrome Generale di Adattamento” (G.A.S.). In essa sono individuabili tre fasi tipiche: 
1) Reazione di allarme: la reazione iniziale ad uno stress intenso ed improvviso può assumere la forma di un immobilizzazione, contrassegnata fisiologicamente da una riduzione dei normali livelli di attività del sistema nervoso autonomo. A questo stadio ne subentra immediatamente uno in cui cominciano ad essere mobilitate le difese fisiologiche dell’organismo contro gli agenti di stress; il sistema simpatico prende il sopravvento , con conseguente aumento della pressione cardiaca e pressione del sangue, la sudorazione si fa intensa, le pupille si dilatano, il respiro diviene più affannoso e meno regolare. Aumentano anche le secrezioni ormonali di adrenalina. Il midollo surrenale secerne epinefrine e norepinefrina le quali vanno ad aggiungere i loro effetti a quelli provocati dall’attività del simpatico.
2) Resistenza con adattamento ottimale: in una situazione di stress intenso e prolungato il sistema nervoso autonomo passa da uno stato di forte attivazione cronica ad uno stadio di resistenza. E’ in questo stadio che entra in gioco in larga misura la corteccia surrenale. Durante lo stadio di resistenza le ghiandole surrenali si ingrossano è questo ingrossamento è un indice che un organismo ha affrontato un grosso stress. Nello sforzo di resistere allo stress si consumano risorse fisiche ed emotive. 
3) Fase di esaurimento: le misure di emergenza, richieste durante lo stadio di resistenza, finiscono per esaurirsi entro un certo periodo. Il sistema difensivo, se spinto troppo oltre il suo livello normale di funzionamento, perde la sua efficacia e si esaurisce a tal punto da divenire incapace di rispondere persino ad uno stress moderato. Così, dopo la rimozione dei fattori iniziali di stress, il sistema può non essere in grado di ritornare al suo stato normale, nel qual caso possono derivarne gravi disturbi psicosomatici. Lo stadio di esaurimento può essere preludio della morte prematura.
Secondo Selye lo stress rappresenta un fenomeno inevitabile e, quando è contenuto entro certi limiti, ha una funzione importante. La mancanza totale di stress, anche per periodi brevi, è incompatibile con la vita, proprio come quando lo stress è eccessivo. A partire dalle teorizzazioni di Selye si sono sviluppati tre filoni di ricerca indirizzati ad indagare, rispettivamente, gli effetti devastanti sia psicologici che somatici prodotti da situazioni estreme, i ruoli dei processi cognitivi ed emozionali nell’insorgenza e nella gestione dello stress, lo stress prodotto da particolari richieste lavorative e da specifici contesti organizzativi. 
L’importanza delle emozioni nelle reazioni di stress ha originato il concetto di stress psicologico che differisce da quello fisiologico in quanto la risposta dipende dalla valutazione cognitiva del significato dello stimolo.
Le ricerche attuali tendono comunque ad orientare l’attenzione sulla dimensione soggettiva della stress, evidenziando come il valore stressogeno di una situazione sia intrinsecamente legato, oltre che alle caratteristiche di essa anche alle valenze, alle aspettative, alla percezione che l’individuo ha dei propri bisogni e delle proprie capacità. È indubbia la relazione causale tra lo stress e la salute, e quindi il benessere dell'individuo. Tra le variabili psicologiche che maggiormente sembrano mediare e modulare questa relazione tra stress e salute spiccano i processi cognitivi. Da questo punto di vista, lo stress è un complesso processo in cui interagiscono sia l’ambiente, con gli stimoli fisici ed gli eventi psicosociali, che l’uomo. Lo stress non è solo qualcosa che sta là fuori, nell’ambiente, ma è il risultato di un processo di valutazione dell’individuo. Lo stress viene sperimentato quando vi sono delle richieste esterne o interne al soggetto che eccedono alle risorse di adattamento dell’individuo.
La capacità di adattarsi all’ambiente è da considerarsi chiave della sopravvivenza della specie. E’ stato dimostrato sperimentalmente che affrontare situazioni di stress può portare alla costituzione di maggiori risorse psicologiche che permetteranno in seguito di affrontare lo stress in modo più efficace, naturalmente dipende dal tipo di stress e dallo stadio di sviluppo dell’individuo al momento dell’esposizione ad esso. Le malattie psicosomatiche – caratterizzate anch’esse da reali sintomi fisici- (ulcera, emicrania, asma, eczema, ipertensione) sono chiamate talvolta malattie da adattamento perché hanno origine dal tentativo dell’individuo di adattarsi allo stress.

Fabiana Maddaloni (Psicologa Psicoterapeuta)

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