venerdì 4 aprile 2014

D'Anna (Gal): ordinanza di misura cautelare emessa nei confronti di Nicola Cosentino, un esempio di scuola della giustizia spettacolo

SANTA MARIA A VICO - “La lettura dell’ordinanza di misura cautelare emessa nei confronti di Nicola Cosentino, rappresenta, a mio giudizio, un esempio di scuola della cosiddetta giustizia spettacolo”. Così, in una nota, il senatore Vincenzo D’Anna, vicepresidente del gruppo Grandi Autonomie e Libertà.
“Al fine di corroborare nella pubblica opinione l’idea che l’ex coordinatore regionale del Pdl sia sodale dei camorristi - spiega il parlamentare - si accosta maliziosamente il nome dei fratelli Zagaria a quello dei Cosentino ancorché quella famiglia malavitosa abbia eseguito lavori per conto del denunciante e non abbia mai avuto a che fare con i Cosentino”.
Sconcerta inoltre, rincara la dose D’Anna: “la considerazione fatta dai pm che addebitano a Cosentino il frequentissimo uso delle proprie utenze telefoniche per ‘fare politica’ come se questa attività non fosse costituzionalmente garantita a tutti i cittadini italiani. E in ultimo la considerazione che parte di tali telefonate siano state fatte al consigliere regionale Angelo Polverino pure incappato in vicende giudiziarie successive che nulla hanno a che vedere con l’ex Sottosegretario”. Un impianto accusatorio giudicato “suggestivo” dal senatore D’Anna, “mirato a rinfocolare nell’opinione pubblica - aggiunge - l’idea che il nome di Cosentino possa essere accostato, sempre e comunque, a quello di soggetti alle prese con problemi di giustizia o peggio ancora che Nicola abbia avuto l’ardire di avere contatti con i tanti amici ed estimatori che con onestà ed impegno svolgono il loro ruolo nelle istituzioni repubblicane”.
“Nel mentre il processo langue per l’abnorme mole di testimoni chiamati dall’accusa al fine di allungarne i tempi, con pentiti che ricattano oppure non ricordano le accuse assunte dagli inquirenti come verità certe, c’è la necessità di un ulteriore ‘coup de théâtre’ per dare sostegno alle tesi dell’accusa e forse ulteriore notorietà ai pubblici ministeri” conclude D’Anna.

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